domenica 27 novembre 2011

CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE SUL TESSUTO URBANO

Come si disegna una città? Come si configura un ambiente urbano di qualità, che incentivi gli scambi e i rapporti sociali arricchendo la vita delle persone?
La risposta a queste domande, considerando la scala del progetto di urbanizzazione dell'ex S.D.O. Casilino (si parla di più di un centinaio di ettari) impone delle analisi e conseguentemente delle riflessioni che devono partire dallo studio dei tessuti esistenti, cercando di cogliere in essi i punti forti e i punti deboli.

Lo sviluppo dei centri urbani di tutto il mondo ha seguito per centinaia di anni il criterio dell'arbitrarietà e dell'aleatorio, e a parte gli esempi antichi di sviluppo pianificato (castrum romano e Pienza per citarne due noti)  questo fenomeno ha portato alla configurazione del tessuto urbano che siamo soliti identificare con i centri storici: questo tipo di tessuto prende il nome di città stratificata.


A partire invece dalla seconda rivoluzione industriale, in cui il richiamo delle fabbriche e del lavoro ha portato gli abitanti delle zone rurali ad accentrarsi nelle città, il criterio della stratificazione ha raggiunto ed oltrepassato i suoi limiti con l'apparizione, in un secondo momento, dell'automobile: a partire da questo momento storico si è palesata la necessità di prevedere e indirizzare l'espansione urbana, dando vita alla città pianificata.


Avendo identificato in maniera piuttosto semplicistica i due tipi di tessuto stratificato e pianificato, dalla loro osservazione derivano delle considerazioni altrettanto semplicistiche, che hanno lo scopo di inquadrarne le caratteristiche salienti.

La città stratificata è pensata e vissuta a misura d'uomo, in essa il sistema della mobilità è costituito generalmente da strade di dimensione contenuta, che sfociano in ampi spazi di socializzazione (le piazze); 
insita in questo tipo di tessuto urbano c'è l'articolazione degli spazi derivante dalla stratificazione:
le strade sono spesso tortuose e di dimensioni diverse l'una dall'altra, gli edifici non sono tutti allineati sul fronte stradale e le loro caratteristiche dimensionali e cromatiche sono anch'esse variabili.
Ne deriva una spazialità articolata di piccola scala ed un rapporto tra pieni e vuoti ben definito: piccoli vuoti (strade) e grandi pieni (edifici).
Questo tipo di tessuto è perfetto per densità abitative relativamente basse e per essere fruito spostandosi a piedi, ma denota gravi carenze (sanitaria e di ordine pubblico ad esempio) con alte densità abitative e quando per gli spostamenti si predilige un mezzo privato (carenza di parcheggi, inquinamento acustico e ambientale).

La città pianificata nasce per supplire a queste mancanze, vorrebbe essere anch'essa pensata per essere vissuta a misura d'uomo, ma la sua vocazione si è dimostrata quella di essere vissuta a dimensione di automobile.
In tal senso le strade sono più ampie, lineari, e non è più presente quell'articolazione degli spazi propria della città stratificata: il rapporto tra pieni e vuoti è sostanzialmente cambiato e vede ampi vuoti e ampi pieni.
In questo modo si ha avuto e si ha la presunzione di rendere tutti gli spazi pubblici dei luoghi di socializzazione,
ignorando o stravolgendo i suggerimenti che ci giungono da centinaia di anni di storia.

L'obiettivo che ci siamo preposti è quello di identificare le leggi con le quali le città si sono stratificate, studiarle tracciando dei modelli di sviluppo e riproporle in chiave contemporanea nel processo di pianificazione urbana dello S.D.O. Casilino.



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